Una riflessione sul voto degli italiani all’estero
Del voto all’estero si parla spesso solo ed esclusivamente per denunciarne gli eventuali brogli riscontrati nel suo esercizio o per gli eventuali giochi di palazzo cui esso può’ prestarsi. Manca invece la consapevolezza della sua importanza e della sua efficacia persino tra gli aventi diritto, anche alla luce dei risultati conseguiti. Forse è appena il caso di fare qualche ulteriore considerazione al riguardo senza l’intento di voler tuttavia provocare alcuna irritazione di sorta. Tra l’altro, anche se legittimo, stante la normativa vigente, l’esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini italiani all’estero può essere considerato sotto molti aspetti una vera e propria ingerenza nella vita della società italiana soprattutto nel momento in cui a esercitarlo sono coloro che da lunghi decenni hanno perso qualsiasi legame con essa o abbiano acquisito la cittadinanza italiana sulla base di presupposti molto discutibili. Con il voto essi vengono chiamati a incidere o a decidere sulle sorti di chi vive fuori da un contesto in cui non sono e non saranno mai direttamente coinvolti, sia nel presente che nel futuro. Una sana condotta civica o morale che dir si voglia, che tenesse conto di ciò, imporrebbe coerentemente di non esercitarlo.
Si tratta quindi, volendo, per molti di loro di un diritto scaduto e/o avariato già da lungo tempo, e in scadenza per chi progressivamente ha posto e pone al centro della sua esistenza la residenza fuori dall’Italia.
Ancora più anacronistico e anch’esso non credibile, l’esercizio del voto da parte di chi non ha mai messo piede in Italia, non ne conosce la cultura e neanche ne parla la lingua. Tra questi si annovera anche chi, senza pudore, si propone come rappresentante degli italiani all’estero.
Stranamente, la questione al riguardo pare che non si ponga. Gli interessi a mantenere questo stato di fatto soprattutto a livello politico, visto il persistere dell’interesse di qualche partito nazionale, che tuttora si appresta ad aprire qualche sezione all’estero, è molto forte .
Ai cittadini italiani all’estero il voto può sostanzialmente importare molto poco, essendo più concretamente interessati ad essere coinvolti diversamente e vedere rispettati eventuali altri loro diritti. A prescindere dall’espressione di voto, evitando di mettere in atto una macchina così pomposa e dispendiosa, che oltre a presentare delle incognite, vede tuttavia una modesta adesione, si potrebbe diversamente raggiungere gli stessi risultati o forse addirittura migliori.
Sta di fatto che l’emigrazione italiana, forse anche per incapacità della sua rappresentanza, è tuttora soggetta agli umori del Parlamento italiano che non ha ancora dato dimostrazione effettiva di volerne valorizzare le potenzialità limitandosi per lo più solo alla loro evidenziazione.
Se con questo diritto di voto l’emigrazione italiana abbia effettivamente conseguito dei miglioramenti o semplicemente modificato il suo rapporto con l’Italia,è cosa questa tutta da dimostrare.
Sta di fatto che qualcosa si è fatto e tanto rimane da fare, ma tutto questo non dipende e non dipenderà da questo fattore visto anche il rapporto di forza in Parlamento a livello di rappresentanza.
Gli italiani all’estero hanno bisogno di una rappresentanza non mediata dai partiti politici nazionali, effettiva, qualificata e autentica, che possa interloquire direttamente con il Parlamento Italiano mediante forme e modalità istituzionalizzate che potrebbero o dovrebbero non necessariamente passare attraverso il voto.