Un dolore forte, una fitta che all’improvviso colpisce il polpaccio mentre si cammina. Così si è costretti a fermarsi e con la scusa di guardare le vetrine dei negozi, ci si riposa, interrompendo la passeggiata, diventata insostenibile. È a questo che l’arteriopatia obliterante periferica deve il suo soprannome di sindrome delle vetrine. In termini tecnici si parla invece di “claudicatio intermittens“, ovvero una zoppia ad intermittenza, che è il sintomo più tipico dell’arteriopatia, una condizione preoccupante perchè caratterizzata dalla riduzione del flusso del sangue lungo le arterie malate, parzialmente o completamente ostruite.
È come se il tubo che porta la benzina (il sangue) al motore dell’auto (i muscoli) fosse in parte otturato. Con il motore al minimo, la quantità di benzina che arriva ai cilindri è proporzionata al bisogno ed il motore gira normalmente, ma appena si affonda il piede sull’acceleratore, il motore tende a spegnersi perché la benzina che arriva al motore non è più sufficiente alle richieste nel frattempo aumentate. I medici chiamano questa condizione arteriopatia ostruttiva periferica.
L’aorta è la più grande arteria del nostro corpo e trasporta il sangue pompato dal cuore alla periferia. Appena sotto l’ombelico nell’addome, l’aorta si divide nelle due arterie iliache, che portano il sangue in ogni gamba. Quando le arterie iliache si trovano a livello inguinale, si dividono ancora una volta e danno origine alle arterie femorali. Molti rami più piccoli originano dalle arterie femorali per portare il sangue verso il basso per le dita dei piedi.
Le arterie sono normalmente lisce e senza ostacoli al loro interno, ma, con l’età, possono ostruirsi attraverso un processo chiamato “arteriosclerosi” (indurimento delle arterie). Con il passare degli anni, una sostanza appiccicosa chiamata “placca” può accumularsi nelle pareti delle arterie. Le placche sono costituite da colesterolo, calcio, e tessuto fibroso. Man mano che la placca si accumula, le arterie si irrigidiscono e si restringono. Alla fine, la placca cresce tanto da ridurre il flusso di sangue alle arterie delle gambe. Quando questo accade, la gamba non riceve l’ossigeno di cui ha bisogno e tende a manifestare i disturbi tipici che abbiamo accennato. La patologia è un campanello d’allarme di un processo, l’aterosclerosi, che riguarda tutto l’organismo e che è alla base anche di infarto cardiaco e ictus.
Il dolore ad intermittenza che si prova durante lo sforzo fisico e che cessa a riposo è di per sé indicativo per la patologia. A seconda della localizzazione delle occlusioni le fitte possono colpire a diverse altezze le gambe: il polpaccio, la coscia, il gluteo o il piede. La Malattia viene in genere identificata dal medico di medicina generale solo attraverso la descrizione dei sintomi del paziente colpito. La diagnosi di certezza arriva presso i presidi di chirurgia vascolare dopo una serie di controlli clinici ed anamnestici. Il primo approccio da parte del Chirurgo vascolare è la prova dei polsi periferici (il battito cardiaco) tramite palpazione in diversi punti dell’arto: a livello dell’inguine, dietro il ginocchio, sulla caviglia e sotto il malleolo. Se in uno di questi punti non si avverte il battito, è possibile che ci sia un blocco a monte che ostacoli la normale circolazione del sangue. Si procede poi con il Doppler arterioso mediante l´utilizzo di un dispositivo in grado di amplificare il suono dei polsi periferici e che grazie all´aiuto di un misuratore di pressione comune da un idea dei valori pressori a livello delle arterie dei piedi. Questi valori vengono confrontati con quelli della pressione sistemica e possono indicare all´istante se ci sono delle discrepanze tali da ritenere che a livello periferico ci sono delle ostruzioni dei vasi che sono alla base della malattia. A questo punto si valuta la reale percorrenza grazie all´ausilio di un tappeto meccanico che da un valore preciso di quanto il paziente è realmente in grado di percorrere valutando con precisione dove avverte il dolore durante la marcia. Infine per una diagnosi di certezza e per la localizzazione, l´estensione e la gravitá della patologia si ricorre ad un angio-Tac o con un angiografia.
Si possono intraprendere diversi approcci terapeutici, in relazione alla gravità della Patologia: La prevenzione, La terapia Chirurgica tradizionale e mediante procedure endovascolari.
Prevenzione: I fattori che favoriscono l’arteriopatia periferica sono gli stessi coinvolti nel processo aterosclerotico di tutto l’organismo: età avanzata, fumo, diabete, livelli elevati di colesterolo e trigliceridi, sovrappeso, obesità, vita sedentaria, ipertensione. Ed è su questi che bisogna intervenire a scopo preventivo adottando stili di vita più sani: un’alimentazione adeguata, riducendo i grassi, e più attività fisica che deve essere costante e ponderata sulle possibilità del paziente. Un aiuto importante arriva anche dai farmaci per tenere sotto controllo il colesterolo, l’ipertensione e dalla terapia anti-aggregante, la cardio- aspirina, per fluidificare il sangue.
Oltre a questa opzione (l’angioplastica, la stessa utilizzata per le coronarie) c’è la possibilità di utilizzare uno stent, ovvero un dispositivo che sempre grazie all’utilizzo di cateteri raggiunge il punto “di blocco”, dove grazie alla struttura a rete metallica si apre e dilata il vaso permettendo all’arteria di rimanere aperta nel lungo periodo. Di recente introduzione ci sono degli speciali stent chiamati medicati. Sono dispositivi trattati con delle specifiche sostanze farmacologiche che impediscono il riformarsi dell’ostruzione. Un’opzione importante soprattutto per le arterie più periferiche, che sono più piccole e per cui più esposte al rischio della recidiva.
La chirurgia classica è riservata per i casi più gravi, in cui l’ostruzione è più diffusa. In questi pazienti si procede con un’operazione di bypass (collegamento tra due punti) che serve a creare una “nuova strada” per il sangue estromettendo dalla circolazione il tratto in cui è presente il blocco. Prima di considerare adatto un paziente con claudicatio intermittente per un trattamento invasivo, endovascolare o chirurgico, devono essere prese in analisi le seguenti considerazioni:
Gli interventi endovascolari e chirurgici non sono raccomandati per la maggioranza dei pazienti con claudicatio intermittente. Per coloro che hanno grave disabilità o sintomi in rapido deterioramento, è raccomandato il consulto di un chirurgo vascolare (Linee guida della TransAtlantic Inter-society consensus). Quali sono le conseguenze più probabili di chi soffre di questa malattia? La maggior parte delle persone con Arteriopatia Ostruttiva Periferica che si impegna a modificare i fattori di rischio e il modo di vivere stabilizzano o migliorano i sintomi. Con questa ragionevole prospettiva è molto importante seguire i consigli sopra riportati e che vengono forniti dal Medico di Medicina Generale o dall’infermiere in relazione all’assunzione di farmaci per diminuire i fattori di rischio.
L’arteriopatia ostruttiva periferica è una malattia che di solito può essere stabilizzata e come con molte altre patologie associate alla circolazione è consigliabile smettere di fumare. Il 90% di soggetti affetti sono fumatori. Ciò indica una correlazione molto chiara. Per ridurre fortemente l’opportunità sviluppare la malattia o migliorare la situazione si deve smettere di fumare. Un regolare esercizio e il controllo del peso in caso si fosse obesi potrà essere di ulteriore aiuto. Cambiando tutti questi fattori di rischio si diminuirà anche la pressione sanguigna (saranno prescritte delle medicine dal dottore se necessarie) se questo è un fattore che contribuisce al peggioramento della malattia.