Perché mai Pfizer-BioNTech e Moderna hanno scelto la strada della terapia genica, mentre altre aziende farmaceutiche (produttrici di vaccini quali AstraZeneca, Sputnik V, Janssen, CanSino… per citare i più “famosi”) insistono con tecnologie collaudate da molto tempo? Secondo i media perché la scelta della terapia genica eviterebbe quello che viene presentato come un “elevato rischio”: il “ridestarsi” del virus attenuato o inattivato utilizzato per la vaccinazione.
Come accennato a proposito della poliomielite, l’attenuazione o l’inattivazione dei virus per i vaccini, può, effettivamente, determinare un rischio, che, comunque, visti i tanti vaccini realizzati con questa tecnologia, non sarebbe elevato. E quello che è avvenuto in Siria nel 2018, è da addebitarsi, sostanzialmente, al contesto nel quale è stata eseguita la vaccinazione, caratterizzato dalla distruzione (conseguente alla guerra) dei sistemi idrici e fognari che ha permesso al virus del vaccino orale contro la poliomielite (Opv) di perpetuarsi, per più di dodici mesi, modificandosi e trasmettere così la malattia.
Qual è il vero vantaggio del vaccino a terapia genica?
Il vero “vantaggio”, dei vaccini a terapia genica rispetto a quelli “classici” non è sanitario, bensì di business. Non manipolando virus o microrganismi patogeni, ma solo mRNA da inserire in un “contenitore” standard, gli impianti per la produzione di questi vaccini, non necessitando di costose misure di biocontenimento e bioprotezione sono molto più economici di quelli finora usati per i “classici” vaccini ma, soprattutto, ben si prestano a riconvertirsi per produrre rapidamente qualsiasi tipo di vaccino. Ad esempio, per fronteggiare le “varianti” del virus Sars-Cov-2, basta cambiare la sequenza contenuta nel mRNA e il nuovo vaccino è pronto. Certo, questo, rischia di sottoporci a vaccinazioni contro il Sars-Cov-2 per sempre.
Ma cosa volete che conti la nostra vita davanti ai 15 miliardi di dollari già ricavati dalla Pfizer/BioNTech dalla vendita del suo vaccino. La possibilità che l’mRNA del vaccino Pfizer o Moderna possa riproporre una modifica del DNA?
È sprezzantemente, scartata dai fautori di questi vaccini, i quali evidenziano come il mRna, dopo aver svolto il suo compito (e cioè modificare la proteina ‘spike’ dell’organismo ospite che permette al SARS-CoV-2 di infettarlo) viene rapidamente degradato senza che possa integrarsi nel suo genoma, né tantomeno modificarlo. Questa lettura – a nostro avviso come abbiamo già scritto e qui lo ripetiamo – è una visione semplicistica, come se il mRNA fosse una scheda elettronica, la cellula una macchina difettosa, e non esistesse nient’altro.
In realtà, una volta iniettato, buona parte del vaccino resta in loco grazie alla risposta infiammatoria locale, e pur degradandosi, può (al pari delle cellule immunocompetenti che hanno inglobato il vaccino) entrare in circolo, raggiungendo ogni distretto del corpo dove può capitare l’incontro con qualche retrovirus o con uno dei quattro coronavirus (229E, NL63, OC43, HKU1) già presenti nel nostro organismo.
Quale dovrebbe essere la percentuale di vaccinati per eradicare il Covid-19?
Le ipotesi degli epidemiologi variano dal 60 all’98% ma, si badi bene queste percentuali riguardano vaccinati che hanno raggiunto una definitiva immunità al Sars-Cov-2, virus che, invece, in molti casi si è ripresentato qualche mese o settimana dopo la guarigione. E stiamo parlando, si badi bene, di una immunità naturale che, generalmente, ha una durata più lunga di quella prodotta dai vaccini. E di vaccini che garantiscono una “immunità sterile”, non come quelli oggi proposti che non impediscono nemmeno all’infettato vaccinato di trasmettere ad altri il Sars-Cov-2.
Quali gli eventi avversi?
Un aggiornamento dei dati degli eventi avversi dopo la somministrazione del vaccino COVID Pfizer in Europa segnala al 22 gennaio 2021, 16.479 eventi avversi di cui 13.317 nella fascia di età fra 18 e 64 anni. Lo Stato con più eventi avversi è l’Italia con 4.783 casi, altri Paesi con migliaia di eventi avversi segnalati sono la Gran Bretagna 2.352 casi, la Spagna 1.350 casi e la Germania 1.270 casi. 5.133 casi sono stati classificati come gravi. Il 7 febbraio 2021 viene pubblicato il primo rapporto AIFA sugli eventi avversi delle vaccinazioni con il 92,4% di eventi non gravi su 7.000 segnalazioni, ricavate su oltre un milione e mezzo di somministrazioni. Il Centro statunitense per il controllo delle malattie (CDC) dichiara che ci sono almeno 271 morti e 9.845 reazioni avverse dopo la vaccinazione. Più di 25 milioni di americani hanno ricevuto il vaccino di Pfizer BioNTech o di Moderna che sono stati autorizzati per uso emergenziale dopo meno di un anno di sperimentazione.
I vaccini che sono ancora sperimentali tecnicamente parlando non pretendono di prevenire le infezioni anche sintomatiche della COVID-19 o di essere efficaci più di un anno. D’altra parte, come prima abbiamo accennato in dettaglio i dati della Pfizer, la CDC dichiara 1.200 eventi avversi negli Stati Uniti dopo avere ricevuto il vaccino COVID-19 di Moderna. Inoltre, secondo il responsabile medico ufficiale del Regno Unito Van-Tam, i soggetti vaccinati possono spargere il virus e debbono pertanto continuare a seguire le regole del lockdown. Chissà a quale “variante del virus” hanno addebitato la positività al tampone di 33 ospiti e 10 componenti dello staff sanitario, nella residenza sociosanitaria di Fasano che, il 3 febbraio, avevano ricevuto la seconda dose di vaccino Pfizer. Potrebbe dipendere dal fatto che l’RNA messaggero introdotto con il vaccino per il COVID-19, abbia attivato il virus latente già presente nell’organismo, oppure quello arrivato in seguito ad una nuova infezione prima della risposta anticorpale. Una situazione che, verosimilmente si è manifestata anche in Israele. Quando nel marzo 2020 il Sars-Cov-2 aveva già infettato decine di milioni di italiani, nessuno ci voleva credere, anche perché le cifre ufficiali, pur di giustificare il lockdown, lo davano presente solo nei pochi malati Covid sottoposti a tampone.
Qual è la contagiosità del virus?
In realtà, si tratta di un virus estremamente contagioso, che, al pari di quello della Varicella – presente nei gangli delle radici nervose spinali di noi tutti, o di quattro coronavirus (229E, NL63, OC43, HKU1) che oggi ci infettano – non producendo una immunità stabile, periodicamente si “ridesta” permettendo così ad eventuali test di intercettarli. Questo loro “ridestarsi” quasi mai produce sintomi. È quella che si chiama una infezione endemica. Che non è possibile schiodare dalla popolazione con mascherine, lockdown o chiusure. E, a quanto pare, nemmeno con vaccini realizzati in pochi mesi come il Pfizer-BioNTech che ora, addirittura si pensa di “miscelare” con il vaccino AstraZeneca: una cosa mai vista nella storia della Medicina.
Come è stata la gestione italiana dell’epidemia?
Il problema non sono i vaccini che pure una qualche, temporanea, protezione dalla malattia virale dovrebbero garantirla. Il problema è stata una gestione dell’emergenza fallimentare e ora tutta finalizzata all’arrivo messianico dei vaccini che oggi, fidandosi ciecamente degli annunci pubblicitari delle case farmaceutiche, si vorrebbe imporre, addirittura a tutta la popolazione. Sono state così trascurate altre misure che avrebbero potuto permetterci di convivere con il virus Sars-Cov-2 il quale – è opportuno ribadirlo – è asintomatico nel 90-95% dei casi e, anche quando colpisce gli anziani, può essere affrontato con tempestive ed efficaci cure.