Nella foto: Il Parlamento Europeo. Foto di Steven Lek, wikipedia

La Polonia contro le istituzioni europee

In una sala dei Musei Vaticani un’intera parete è occupata da uno dei più grandi dipinti su tela del mondo: “Sobieski libera Vienna”, nel centro del quale è raffigurato il grande condottiero polacco avanzare a cavallo, acclamato a destra e a manca come un liberatore, e seguito da innumerevoli bandiere nazionali. Se i polacchi hanno il merito storico d’aver salvato l’Europa dall’avanzata dei turchi, allo stato attuale della politica essi sembrano avere semmai la funzione di boicottare l’EU di cui ormai sono assurti a principale avversario interno. “Quasi tutti contro la Polonia” è intitolato un articolo comparso sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung per commentare l’epico scontro svoltosi martedì 19. 10 a Strasburgo e risoltosi senza vincitori né vinti.

L’attuale presidente polacco Mateusz Moravieski è partito alla carica davanti al Parlamento Europeo accusando la Commissione Europea di ricatto ed arbitrio in un discorso durato più del tempo concesso, e mostrando anche così il suo disprezzo verso le regole dell’UE. Ursula von der Leyen ha resistito eroicamente a tutti gli assalti ed ha poi preso la parola dichiarando di essere un fatto senza precedenti, che una corte costituzionale abbia messo in dubbio degli articoli del Contratto Europeo, come ha recentemente fatto quella polacca. “Non era mai successo” ha dichiarato in faccia al leader polacco. Fatto sta che il primo articolo del contratto europeo stabilisce che tutto il progetto è finalizzato ad “una unione sempre più stretta dei popoli d’Europa”. Ebbene, proprio questo assunto è stato rigettato dalla Corte Costituzionale della Polonia, assieme al principio del ruolo prominente della Corte di Giustizia Europea. Secondo molti commentatori, con tale decisione la Polonia esce de facto dall’Unione Europea, pur restandolo pro forma, a differenza dell’Inghilterra.

Polexit?

D’altro canto la Polonia aveva inaugurato la sua partecipazione all’Unione Europea con l’incredibile pretesa di ricevere per sé molti più seggi nel Parlamento Europeo di quanti gliene spettassero secondo le regole accettate da tutti – compresa la Gran Bretagna. Fino alla farsesca pretesa che la proporzionalità fra la popolazione ed il numero dei seggi non fosse più regolata da una legge lineare, ma secondo la radice quadrata. “Non si può appartenere ad un club e non osservare le regole che valgono per tutti” ha commentato il premier belga Alexander De Croo. Ma proprio questo è un punto cruciale: anche il famoso Referendum in Inghilterra che ha causato la Brexit è stato la conseguenza del rifiuto dell’EU di concedere a Londra i diritti speciali reclamati dal premier Cameron. Ci si avvia quindi verso una Polxit? È improbabile al momento attuale, dato che l’80% dei polacchi è favorevole all’EU, ed un eventuale referendum darebbe un risultato ben diverso che in Inghilterra. Ma se pure avvenisse, la Polexit non sarebbe così catastrofica per l’EU, come gridano allarme certi commentatori: se l’Europa può fare a meno del Regno Unito, a maggior ragione può fare a meno della Polonia. Semmai è la Polonia che non può fare a meno dell’EU, se non vuole finire nuovamente nelle fauci della Russia.

Angela Merkel, come al solito, ha cercato di smussare gli angoli, facendo finta di non vedere l’evidenza per quanto possibile, per timore di peggiorare la situazione. Anche il presidente del Consiglio Europeo EUCO (EU-Council), l’austriaco Charles Michel, ha tentato d’impedire il confronto a viso aperto. Però questa sua politica rischia di deludere le forze democratiche che ancora combattono in Polonia, le quali si sentono piantate in asso dall’EU.

Che valore può avere lo stato di diritto a Bruxelles, se lo si sacrifica per il quieto vivere?

Ma sono proprio gli stati del Benelux i più drastici avversari degli sviluppi in Polonia. Oltre al già citato premier belga, quello olandese Mark Rutte ha perfino avanzato un incarico ufficiale del suo parlamento per la discussione del caso polacco. “Dobbiamo tenere duro” ha dichiarato al suo arrivo, “L’indipendenza della giustizia è decisiva, non è trattabile”. Alludeva naturalmente al nuovo ed originalissimo comitato inventato dal governo polacco, e tutto di sua nomina, per sorvegliare i giudici e punirli nel caso che le loro sentenze non gli vadano a genio. Un organismo politico del genere farebbe la felicità anche di certi politici italiani e non e un puro caso che il partito polacco al potere, espulso dal blocco democristiano al Parlamento Europeo, abbia intrapreso calorosi contatti con il nostro Matteo Salvini.

Come risponde l’EU?

Il Parlamento Europeo aveva chiesto alla Commissione di intraprendere le seguenti azioni urgenti e coordinate:

-Avviare procedure d’infrazione;

-Avviare il regolamento sulla condizionalità dello Stato di Diritto;

-Astenersi dall’approvare il progetto del piano polacco di ripresa;

-Dichiarare che esiste un evidente rischio di violazione grave dello stato di diritto da parte della Polonia.

-Interrompere o sospendere i pagamenti, dato il rischio di carenze nei sistemi di controllo;

-Discutere la crisi dello stato di diritto in Polonia nel Consiglio Europeo del 21-22 ottobre

La riunione del Consiglio Europeo però aveva ben altri problemi all’ordine del giorno: come procedere contro il covid-19, l’aumento dei costi dell’energia, il commercio estero e le relazioni con l’esterno. Ed è stato il Benelux, rafforzato dalla Francia, ad insistere affinché la questione polacca venisse trattata come si deve. Infatti la disputa con la Polonia non si può ridurre ad un’astratta questione di diritto (come alcuni tentano) ne va del futuro dell’Europa. E non c’è spazio per compromessi.

Si legge in un comunicato stampa ufficiale che il Parlamento Europeo, con una risoluzione approvata con 503 voti a favore, 153 contrari e 16 astensioni, ha condannato il tentativo di minare il primato del diritto comunitario e chiede al Consiglio ed alla Commissione di proteggere il popolo polacco e l’UE. E delegittima un organo stato polacco, sottolineando che il suo Tribunale Costituzionale è privo di qualifiche per interpretare la Costituzione del paese e si è trasformato “in uno strumento per legalizzare le attività illegali delle autorità”. Inoltre si plaude alle decine di migliaia di manifestanti che sono scesi in piazza in proteste di massa pacifiche contro la decisione del Tribunale e per il loro desiderio di una Polonia democratica e forte al centro del progetto europeo. Il Parlamento Europeo ha chiesto quindi che il denaro dei contribuenti dell’UE non venga concesso ai governi che “in modo flagrante, mirato e sistematico” minano i valori europei. E questo, finalmente, vuol dire parlare in maniera chiara e inequivocabile.

Europa, impicciati degli affari tuoi!

Il governo polacco ha reagito alle accuse con una propaganda interna mirante a dichiararsi vittima di un’illecita prevaricazione di Bruxelles sul loro libero stato sovrano. La commissione Europea, secondo loro, tenderebbe ad estendere illecitamente le proprie competenze. Il premier Moravieski si è dipinto sulla paretw come una vittima innocente di un infame ricatto da parte di una potenza straniera, l’EU appunto, a cui lui eroicamente resisterebbe: un atteggiamento spavaldo da far bollire il sangue a tanti patrioti polacchi. “Il governo polacco non si piegherà alla pressione del ricatto” ha dichiarato, “La sentenza della Consulta non mette in discussione i trattati europei”. Suo unico alleato è il premier ungherese Viktor Orban il quale ha dichiarato che la Polonia “è il miglior paese d’Europa” e che eventuali sanzioni contro di essa sarebbero ingiuste e ridicole.

Il Parlamento Europeo, dal canto suo, replica che la Polonia, con il suo ingresso nell’EU, si è volontariamente impegnata ad essere vincolata alle disposizioni dei trattati istitutivi ed alla giurisprudenza della Corte di Giustizia europea. Poiché quel paese, come tutti gli altri paesi dell’EU, ha sottoscritto un trattato in cui ha accettato che la legislazione europea prevalesse su quella nazionale, salvo i casi riservati alla legislazione nazionale, come ad es. il fisco. C’è poi il cosiddetto “vincolo di stato di diritto” che è stato approvato nel 2020, quando si stava cercando un accordo sullo stanziamento dei fondi della Next Generation EU. In base ad esso, le autorità europee possono aprire una procedura contro uno dei 27 paesi membri quando si riscontra una violazione dei principi dello stato di diritto, quale può essere una minaccia all’indipendenza della magistratura, qualora si riscontrino conflitti d’interesse nel sistema giudiziario, ecc. Questo regolamento prevede un dialogo fra lo stato in questione e l’esecutivo comunitario, il quale può sospendere l’erogazione di fondi se il problema non si risolve.

Così si è giunti alla condanna da parte della Corte di Giustizia Europea per violazione del secondo articolo del Contratto Europeo riguardate lo stato di diritto. Il suo vicepresidente, il danese Lars Bay Larsen, ha annunciato ufficialmente la penale da pagare: 1 milione di euro al giorno, fintantoché resteranno in funzione la famigerata “camera disciplinare” della giustizia polacca.

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