Con ogni probabilità sarà una colazione rosso-giallo-verde a governare nei prossimi quattro anni
Stavolta faranno più in fretta. Nonostante i risultati delle elezioni consegnino una situazione alquanto frammentata che, potenzialmente, potrà rendere problematica la formazione di un nuovo governo, la sera di domenica 26 settembre, a poche ore dalla chiusura delle urne i capi dei partiti riuniti davanti alle telecamere di ARD e ZDF (le due principali emittenti televisive tedesche pubbliche, ndr) lo hanno detto chiaramente: il governo si farà entro Natale. Quattro anni fa per formare il quarto governo Merkel ce ne vollero sei di mesi e un intenso lavoro di sondaggio e negoziazione.
Ma veniamo ai risultati mettendo in fila partiti e percentuali
SPD (socialdemocratici) 25,7% (+5,2); Unione CDU/CSU (cristianodemocratici e cristiano socialdemocratici) 24,1% (-8,9); Verdi 14,8% (+5,8); FDP (liberali) 11,5% (+0,7); AfD (Alternative für Deutschland – partito nazionalista di estrema destra) 10,3% (-2,3); i Linke (la Sinistra) con il 4,9% (-4,3) non superano lo sbarramento del 5% e dunque non entreranno nel Bundestag, il parlamento tedesco; gli altri partiti minori hanno ottenuto complessivamente l’ 8,7% con un aumento di 3,8 punti rispetto a quattro anni fa.
I numeri dicono chiaramente che la SPD ha vinto le elezioni 2021 con una grande rimonta rispetto al 2017. Il risultato si deve certamente ad Olaf Scholz, candidato cancelliere. Con lui i socialdemocratici hanno ritrovato una vitalità che sembrava definitivamente perduta. Scholz ha detto chiaramente di volersi impegnare per una trasformazione del sistema industriale tedesco che non penalizzi i lavoratori e al tempo stesso soddisfi i requisiti dello sviluppo sostenibile. Per un Paese che svolge il ruolo di locomotiva economica dell’Europa il compito appare alquanto impegnativo e lungimirante. Durante la campagna elettorale l’attuale ministro delle finanze ha mostrato di possedere una calma e una lucidità che è piaciuta al grande pubblico.
Il candidato Armin Laschet
Al contrario, Armin Laschet, candidato cancelliere dell’Unione CDU/CSU, è piaciuto molto meno e le gaffe fatte durante le ultime settimane (in particolare la risata in presenza del Presidente della Repubblica Steinmeier durante una visita in uno dei comuni interessati dall’alluvione, alcune settimane fa) hanno sicuramente pesato sul risultato finale. Certamente hanno pesato le lunghe negoziazioni interne, tra CDU e CSU, fatte per decidere quale dei rispettivi leader di partito, Laschet e Söder, avrebbe assunto la candidatura alla cancelleria in rappresentanza dell’Unione. Alla fine Markus Söder ha dovuto rinunciare, ma gli estenuanti confronti all’interno dell’Unione hanno creato dissapori e minato fortemente la coesione. Fattori questi che hanno contribuito alla debacle: mai nella storia dell’Unione era stato raggiunto un livello di consenso così basso.
Nonostante la sconfitta Armin Laschet domenica sera ha affermato di voler mantenere la sua candidatura a cancelliere, posizione corretta poi nei giorni successivi. Mentre scriviamo è giunta notizia che l’Unione lascerà alla SPD la precedenza nei tentativi di formare un nuovo accordo di maggioranza e di governo.
I Verdi e la Fdp
Con ogni probabilità saranno i Verdi e i Liberali a decidere chi sarà cancelliere. I buoni risultati raggiunti nelle elezioni 2021 danno di fatto ai due partiti, giunti rispettivamente al terzo e al quarto posto, il diritto e al tempo stesso la responsabilità di decidere con chi fare la coalizione di governo e formare una maggioranza auspicabilmente in grado di durare per l’intera legislatura. Le coalizioni possibili sono essenzialmente due, in primis quella formata da SPD, Verdi e Liberali (coalizione rosso-verde-gialla, detta anche “Semaforo”), a seguire quella formata da Unione, Verdi e Liberali (detta “Giamaica” per analogia con i colori della relativa bandiera). Assai meno probabile è una riedizione della “Große Koalition” Unione/SPD, nonostante i numeri dei seggi in parlamento basterebbero. La nostra previsione è che sarà la coalizione “Semaforo” a governare con Olaf Scholz cancelliere. Sapremo relativamente presto se questa previsione è giusta.
Detto ciò rimangono alcune importanti considerazioni da fare
Primo: chiunque sarà cancelliere, non avrà vita facile. Il suo compito sarà quello di mettere insieme pezzi della maggioranza e dell’intero parlamento relativamente alle sfide connesse con la gestione della pandemia o alle questioni di fondo da sempre oggetto di dibattito, in primis le riforme nel mercato del lavoro, quella delle pensioni e più in generale le svariate e molteplici questioni aperte afferenti ai temi della giustizia sociale.
Secondo: la politica tedesca dei prossimi quattro anni ci dirà se e come la Germania riuscirà ad avere, in ambito europeo, un ruolo di guida sul piano politico oltre che economico. Perché questo succeda sarà necessario un forte rinnovamento all’interno dei partiti politici tradizionali che altrimenti rischieranno di scomparire (come peraltro già accaduto nel resto del continente) lasciando un vuoto pericoloso sia a livello nazionale che europeo.
Terzo: le scelte della Germania a fronte di temi complessi e divisivi come il disastro ambientale, la questione migratoria, le guerre e il terrorismo internazionale. Ne abbiamo parlato nello scorsa edizione del nostro giornale. Certamente questi temi imporranno scelte difficili e richiederanno il coraggio che fino ad oggi pochi politici sulla scena mondiale hanno dimostrato di possedere. Tra essi Angela Merkel, sul cui lascito, c’è da scommetterlo, si parlerà ancora per molti anni a venire.