Nella foto: Il giornalista Peppe Di Stefano

Intervista al giornalista sportivo Peppe Di Stefano

Peppe Di Stefano, giornalista e volto noto di SKY Sport, è stato l’inviato al seguito della nostra Nazionale durante tutto l’Europeo.

Da sempre segue il Milan nel Campionato di Serie A e nelle Coppe Europee e da circa un paio di anni è anche colui che racconta le vicende degli Azzurri. Da fine Maggio allo scorso 11 Luglio, giorno della finale, ha vissuto gomito a gomito con loro, raccontandoci quotidianamente ed impeccabilmente la vita dei nostri calciatori.

A Coverciano (Centro Tecnico Federale della Nazionale), a Roma, a Monaco di Baviera e a Londra, Peppe era sempre lì a portare nelle nostre case il profumo di una nuova Nazionale di calcio.

Peppe raccontami la tua prima esperienza accanto all’Italia in un torneo internazionale

Si, la prima esperienza ed è stata un’escalation di attenzione e di emozioni: serve essere onesti, quando il 24 maggio, l’Italia ha iniziato il ritiro a Coverciano era poco attrattiva, per motivi contingenti legati anche alla pandemia; me ne accorgevo dalla gente per strada, dai dati televisivi, dai socials; poi pian piano le cose sono cambiate: l’Italia aveva fatto 10 vittorie alle qualificazioni, le ultime due amichevoli prima del torneo, ma ancora il tutto era in sordina; poi appena è iniziato l’Europeo, con la prima partita vinta 3-0 e poi pochi giorni dopo un’altra vittoria sempre 3-0, in quel momento ho visto l’italiano medio che, invece di parlare di calcio-mercato, ha iniziato a parlare della Nazionale. Personalmente, è stata un’esperienza bellissima di 50 giorni; vivevamo di base a Coverciano e poi seguivamo gli Azzurri in tutte le partite: a Roma ( 3 trasferte), Londra (3 trasferte), Monaco di Baviera ( 1 trasferta), sempre facendo rientro presso il Centro Tecnico a Firenze, quale base degli Azzurri. E poi l’ultima trasferta a Roma, quando la Nazionale ha fatto rientro in Italia con la Coppa… tutti questi spostamenti sempre corredati da tamponi su tamponi, burocrazia su burocrazia…ma è stata una bella esperienza, piena di emozioni, non solo perché l’Italia ha vinto, ma perché ci sono stati i primi sorrisi regalati, attraverso i nostri racconti, alla gente a casa … poi la vittoria in finale è stata bellissima, la coronazione di un sogno.

Tu sei un grande professionista, hai tanta esperienza nel mondo del giornalismo sportivo e volevo chiederti se è stato differente raccontare queste partite

Prima di iniziare l’avventura, ho detto ai miei colleghi, dobbiamo fare un reality, non dobbiamo fare un racconto, ma dobbiamo accompagnare il tifoso che, magari non può venire allo stadio o magari non può venire a Coverciano, all’interno della Nazionale, dandogli dettagli e aneddoti: le grigliate, la scaramazia di chi sale per primo sul pullman, chi scende per ultimo, le canzoni cantate dai giocatori ed ovviamente tutto ciò che riguarda le informazioni tecniche e tattiche: lo schema, il turnover, chi sta bene, chi recupera, i miglioramenti.

Noi venivamo da un’esperienza fallimentare, non essendoci qualificati agli ultimi Mondiali; credi che questo fatto sia stato da sprone ai nostri Azzurri? Oppure cosa?

Sì, secondo me avevamo toccato il punto più basso; poi con l’avvento di Mancini, un grande allenatore, che ha saputo dare il giusto equilibrio alla squadra. Il nostro Mister, i due anni precedenti a questo Europeo, li ha vissuti come ha vissuto il mese che precedeva questo grande evento: molto easy, leggero nei tempi, ad esempio allenamento nel pomeriggio, nella mattinata i giocatori erano liberi; non facevano doppio allenamento; gestione molto aperta, addirittura durante l’anno li faceva uscire fuori dal Centro Tecnico per andare a cena in qualche ristorante; nel mese di Coverciano si organizzavano grigliate; mi ricordo ancora il giorno dopo la partita, a cena con la pizza, organizzata da Insigne, con pizzaiolo che veniva da una famosa pizzeria di Napoli, Tutto questo ha reso il team compatto e coeso e sono diventati forti. Mancini ha gestito la Nazionale come un Club. I ragazzi erano contenti ed orgogliosi di indossare la maglia azzurra ed io non ho visto invidia quando giocava Chiesa e non giocava Berardi o ad esempio Chiellini che si tirava indietro a giocare (anche se era in grado di farlo) per far giocare il suo amico Acerbi; non c’è stata rivalità interna, c’è stato solo un grande gruppo. E soprattutto Mancini si è circondato di collaboratori/amici: Vialli, Lombardo, Evani… e questa è stata la chiave di volta, la metafora, portando i suoi più grandi compagni di sempre, come staff tecnico. E di riflesso la squadra ha preso esempio: amicizia, unione e compattezza. Noi abbiamo vinto nel 2006 i Mondiali, non solo perché avevamo grandissimi talenti (Totti, Del Piero, Buffon), ma perché era un grande gruppo compatto. E mentre nel 2006 abbiamo risolto e vinto con le grandi giocate, in questo europeo siamo stati la Nazionale che ha giocato meglio al calcio, non c’è stata altra nazione che abbia giocato meglio dell’Italia; abbiamo dominato tutte le partite, forse qualche incertezza con l’Austria o con l’Inghilterra, dove avevamo tutto lo stadio di Wembley a tifare contro di noi… se avessimo giocato la partita in un campo neutro e non a Londra, avremmo segnato quasi subito… abbiamo subito un gol a freddo, direi un gol fatto più dal tifo locale e non dalla nazionale inglese. La bellezza di questo gruppo è che non c’erano i 26 giocatori più forti, ma i 26 giocatori più funzionali: Pessina, Bernardeschi, Raspadori erano funzionali; Mancini ha creato un gruppo di bravi ragazzi che poteva o fallire immediatamente o poteva esplodere in senso buono… ed i ragazzi hanno giocato divertendosi… e vincendo l’Europeo.

A me è piaciuto Chiesa come carattere, come grinta, nel saper ribaltare le situazioni ed anche Gigio Donnarumma che è stato fondamentale durante tutto l’Europeo; chi è stato per te il migliore?

Donnarumma, non c’è dubbio; l’Italia ha vinto l’Europeo grazie alla sue prodezze; io lo conosco abbastanza bene, avendolo seguito da vicino al Milan; ha fatto all’Europeo quello che gli mancava: l’ultimo step di crescita mentale; gli mancava, non la consacrazione perché già si sapeva che era un portiere forte, ma gli mancava il fatto di mostrare anche alla squadra di essere il fuoriclasse; un ragazzo di 22 anni che durante la partita dava indicazioni ai difensori, urlava con autorevolezza sia a Bonucci e Chiellini, così come urlava a Bastoni per avere ordine in campo… quando sei così che non hai timore, guardi in faccia gli avversari. Gigio studia perfettamente ogni calciatore e spesso nei rigori indovina il lato… poi la sua fisicità fa il resto. Ha vinto anche il premio come miglior giocatore dell’Europeo.

Ed un aneddoto su di lui?

Sai, la prima cosa che mi ha sorpreso di lui è stata la sua tranquillità mentale durante tutto l’Europeo, nonostante il passaggio dal Milan al Paris Saint Germain. È partito il 25 maggio che doveva essere ancora il portiere del Milan, mentre poi sappiamo che subito dopo c’è stata la trattativa col PSG e lui è rimasto concentratissimo nel ritiro di Coverciano. E poi l’altro aspetto è il Gigio spensierato che canta le canzoni neomelodiche ed ha imposto al gruppo, la canzone napoletana “Ma quale dieta” ..io amo questa cosa di Gigio che nonostante sia un campione che potrebbe esaltarsi, tatuarsi etc etc….è rimasto quello di prima: è arrivato a Milanello da giovane ed ascoltava musica neomelodica, e fa la stessa cosa ora e lo farà anche a Parigi…non cambierà, lui resta così come è, un ragazzo semplice.

Volevo chiederti delle valutazioni sul nostro campionato. Abbiamo un calcio mercato con tante partenze di calciatori verso l’estero: come vedi questa situazione di cessioni in serie A ? una tua impressione sulle possibili candidate sullo scudetto?

Noi dobbiamo ragionare in maniera diversa… il nostro top Club di calcio è la nazionale dobbiamo metterci il cuore in pace: in Inghilterra, in Francia, in Spagna girano più soldi della nostra Serie A ed essendoci più denaro, dobbiamo ripartire dalle grandi idee come ha fatto la nostra Nazionale. Questo potrebbe essere un fattore per ritornare competitivi. Su chi vincerà lo scudetto Juventus e Atalanta, secondo me, sono le favorite; forse anche l’Inter…sicuramente con outsider il Napoli di Spalletti, che il primo anno, in qualsiasi club sia andato ad allenare, ha fatto sempre bene.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here