Rigenerati e con un respiro rinnovato in ogni ambito di vita
Ho letto su Avvenire (ad oggi uno dei migliori quotidiani italiani, oltretutto di ispirazione cristiana) un ampio articolo che evidenzia come il covid può avere conseguenze di lungo periodo, sia in chi lo ha vissuto in modo diretto, sia in chi lo ha vissuto in modo indiretto, quindi praticamente tutti. Scrive l’articolista: “Ripartire si può e si deve ma non è facile”. E quindi si dilunga a descrivere le possibili condizioni patologiche del postcovid. Per affermare che “tutte queste caratterizzano la sindrome del long-covid, che persiste a volte per mesi dopo la fase acuta, debilitando l’organismo e rendendo difficile la ripresa. In modo temporaneo, sembra, o in qualche caso anche permanente. Se è quindi importante intervenire con cure appropriate nella fase acuta della malattia, pure è importante il trattamento che deve seguire alla guarigione. Serve una adeguata riabilitazione. Non si possono ignorare questi “ammalati persistenti”, serve una cura del postcovid.
In effetti tutti siamo stati coinvolti da questo uragano che ha sconvolto la vita personale, familiare, sociale. Magari non colpiti direttamente ma con segni più o meno evidenti nel corpo e nello spirito, nelle relazioni, nel modo di gestire le giornate e le varie attività domestiche, scolastiche, lavorative, economiche. Per cui abbiamo tutti bisogno di un triplice vaccino: medico, culturale, spirituale.
Del primo siamo più o meno tutti convinti, a parte le resistenze di alcuni. I governi stanno facendo dei grossi sforzi per raggiungere tutta la popolazione e, almeno da noi, pare che siamo già a buon punto. Degli altri due si parla meno, ma sono ancor più necessari per una adeguata cura riabilitativa, oltre quella che riguarda il corpo. Abbiamo bisogno anche di un “vaccino culturale”, che deve portarci alla guarigione nel saper abitare e interpretare in modo rinnovato tutti gli ambiti di vita. Non perdendo per strada quanto il virus ci ha drammaticamente insegnato. Un vivere diverso, per non tornare come prima. In una visione globale della vita, senza trascurare l’aspetto che riguarda la vita spirituale. La fede infatti è un dono prezioso che serve a illuminare e orientare la vita nei suoi vari passaggi. Tutti, pur in modi diversi, sono stati colpiti e portano i segni di questo tsunami che ci ha sconvolto anche nella propria dimensione spirituale e religiosa. Che, quindi, è pure essa da “curare” stavolta con un “vaccino spirituale“.
La Chiesa, da parte sua, ha cercato di essere presente in vari modi, con la preghiera e la chiamata a uno sguardo di speranza. Ma è ora di consolidare la consistenza della fede. Così da rinfrancarla, perché possa continuare a svolgere il compito di illuminare la vita. Tenendo conto delle rotture e delle ferite che la fede può aver patito. Pensiamo in concreto alle rotture nei percorsi di iniziazione alla fede dei ragazzi e degli adolescenti; alle rotture nella partecipazione alla messa e alla vita comunitaria; alle rotture interiori nelle persone, meno visibili ma non meno incisive, con gli interrogativi e i dubbi e i distanziamenti che questa maledetta pandemia ha innescato anche nell’ambito della fede. Questo, dunque, è il tempo propizio per una maturazione della fede, messa nel crogiuolo, ma uscita anche purificata da tante incrostature e resa più pura nelle sue motivazioni.
Tempo faticoso quello che stiamo vivendo, ma anche molto importante, per non incorrere nel pericolo denunciato da papa Francesco: il peggio che può succederci dopo il covid è di sprecare il covid nelle provocazioni che esso ha innescato. Edificando una società e una comunità cristiana diversa e speriamo migliore. Per ritrovarci davvero guariti, pur portandone i segni, come avviene dopo ogni ferita. Segni che ci devono mettere in guardia, con una più attenta vigilanza, così da non rinnovare le situazioni che hanno provocato il malanno. Rigenerati, quindi, se lo vogliamo. Con un respiro rinnovato, in ogni ambito di vita.