Sempre i soliti problemi: appuntamenti annullati, telefoni che squillano di continuo senza risposta, poco personale
„Mi è saltato un affare in banca perché non accettano la vecchia carta d’identità e quella nuova me la danno tra sei mesi”. “Ho prenotato un viaggio per l’Italia per fare i lavori nella mia casa e mi danno la carta d’identità nel 2022”. “Provo da una settimana a chiamare il consolato e non risponde nessuno”. “Ho scritto una mail, spiegando che non posso aspettare l’appuntamento stabilito per un grave caso di malattia in famiglia, nessuna risposta”.
Potremmo continuare così per un’altra pagina e mezza. Ci limitiamo pertanto a riassumere l’impressione di quanto viene raccontato alla nostra redazione attorno ai servizi consolari in Germania: è una disfatta assoluta, come quella di Caporetto. Una battaglia perduta, un senso di avvilimento diffuso con la totale sfiducia nei generali, anche se in questo caso si tratta solo di “consoli generali”.
L’argomento non è nuovo
Ne ha parlato ultimamente Radio Colonia in un servizio di Luciana Mella. Ne parlano continuamente i rappresentanti eletti delle collettività in seno ai Comites e nelle riunioni dell’Intercomites. Ne parlano anche i politici, soprattutto quelli eletti all’estero come la Deputata Francesca La Marca (PD) che, appena qualche settimana fa, ha dichiarato “Ho richiesto, come già fatto al Ministro Di Maio, un intervento immediato e straordinario per ripristinare l’efficienza degli uffici consolari, dai quali i connazionali non riescono ad avere risposte in tempi ragionevoli, né per gli appuntamenti né per il disbrigo delle pratiche. Il Sottosegretario Della Vedova, a questo proposito, ha promesso il suo interessamento che si aggiunge a quello di tutti gli altri soggetti che ho finora sollecitato”.
Non mancano le interrogazioni parlamentari
Si unisce, infatti, al coro la deputata del Pd Angela Schirò, eletta nella ripartizione Europa che spiega al Ministro degli Affari Esteri come: “la dilatazione temporale degli appuntamenti con gli uffici consolari per il disbrigo delle pratiche (passaporti e carte di identità), rappresenti un freno per i nostri connazionali all’estero che, dopo il lungo periodo di sospensione della mobilità internazionale, decidano di tornare in Italia per le ferie estive”.
Insomma, da parte dell’amministrazione nessuno può affermare che il problema non sia noto. Da parte dell’amministrazione nessuno può nemmeno affermare che si tratti di una disfatta improvvisa, cioè di un cataclisma frutto di un triste e inaspettato destino.
Infatti, che la rete consolare sarebbe letteralmente crollata sotto il peso di una collettività italiana che all’estero sfiora i sei milioni di cittadini iscritti all’AIRE, o residenti di fatto, era stato detto, scritto, annunciato e proclamato proprio dai rappresentanti sindacali di quei lavoratori che tutti i giorni in quei gironi infernali che sono diventati i consolati ci vanno a lavorare.
Insomma, inutile cercare la soluzione nella digitalizzazione del servizio, nel perfezionamento del sistema degli appuntamenti o nell’invenzione di altri marchingegni elettronici, il problema è uno solo ma drammaticamente fondamentale: mancano gli impiegati!
Il novanta per cento dei posti liberi sulla rete consolare resta vacante. Su un buco di dieci lavoratori consolari ne viene assegnato solo uno. Gli effetti sono devastanti per coloro che stanno scoppiando perché sotto organico e per la gente che reclama il proprio diritto al servizio rapido e ordinato.
Nel frattempo alla Farnesina ancora una volta facce nuove
Dopo Della Vedova al posto di Ricardo Merlo ora Ettore Sequi al posto dell’Ambasciatrice Belloni in qualità di Segretario Generale del prestigioso dicastero, il quale ha incontrato per la prima volta i sindacati del MAECI il 23 giugno scorso.
La Confsal-Unsa Esteri, il maggiore sindacato dei lavoratori alla Farnesina: “Malgrado i toni generici del confronto ministeriale”, ha insistito ripetutamente sulle gravi lacune dell’Amministrazione.
Iris Lauriola, Segretario Nazionale di questo sindacato ha ribadito a Sequi che: “La drammatica penuria di personale di ruolo nelle sedi estere, sta determinando una conditio ostativa all’accesso delle imprese ai mercati internazionali e al supporto ai connazionali, e agli imprenditori in particolare, in questa fase pandemica. La gravità maggiore sta nel fatto che, rispetto a dieci anni fa, stiamo registrando una riduzione pari al 50% del personale di ruolo, a fronte di un incremento del numero di cittadini emigrati e di aumento della domanda e della qualità dei servizi correlati all’export e all’internazionalizzazione”.
“In questo scenario complesso” per Lauriola un “ruolo determinante continua ad essere svolto dal contingente degli impiegati a contratto, che malgrado sia, specialmente in questa fase, il dorso funzionale nell’Amministrazione, risulta destinatario di norme frammentate e di diritti limitati”.
Tradotto nel linguaggio semplice, che per noi del Corriere d’Italia è un obbligo professionale: Niente nozze con i fichi secchi! Se non ci sono impiegati a sufficienza, e se quelli che già lavorano nei consolati sono frammentati in gerarchie e categorie degne di Bisanzio, stiamo tutti freschi.
Niente documenti di viaggio e restiamo tutti ostaggi del consolato che ci dà l’appuntamento a gennaio del 2022. Però, nel frattempo, ci arrivano gli inviti a fare i turisti in Italia (senza documenti?), alla scoperta delle nostre radici! Poi i Consolati fanno cultura e celebrano l’anniversario della morte di Alighieri Dante, quel tizio di Firenze che scrisse: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!». Avrebbe mai creduto quel fiorentino che tale “bordello” sarebbe arrivato anche all’estero nelle rappresentanze consolari?