Questa volta però, approfittando della nota imparzialità della linea editoriale del ”Corriere d’Italia”, chiedo ospitalità per esprimere alcune mie personali considerazioni in merito al reato di: Istigazione al suicidio. Agosto non è stato un gran mese sotto il profilo metereologo con soli sette giorni di sole su buona parte dell’Italia; per Settembre invece, si preannuncia un miglioramento del tempo mentre le abituali pugnalate settembrine in termini di aumenti fiscali, sono rimandate ad ottobre che sarà il mese d’autunno più caldo e costoso degli ultimi decenni tasse, perdita di esenzioni, imposte, balzelli, addizionali, una tantum, una sempre, etc. (per la gioia di tutti i contribuenti).
Nessuno più ignora, la fallimentare condizione in cui versa oggi l’Italia gravata da un debito pubblico in aumento esponenziale (nonostante i proponimenti ed i proclami); è risaputo, che milioni di cittadini italiani, non hanno più la capacità di garantirsi una dignitosa sopravvivenza: c’è chi si è ritrovato senza lavoro, chi con una situazione debitoria crescente, chi esodato, chi penalizzato da uno Stato che non è più in grado di garantire nulla e niente a nessuno.
Quello stesso Stato che pretende l’impossibile dai propri cittadini, in termini di contribuzione fiscale (oggi la più alta al mondo) con l’arroganza dei propri esattori: l’Ufficio delle Entrate ed Equitalia, due istituzioni private, notoriamente: deboli con i “forti” che contano e forti con i “deboli” che non hanno la capacità di pagare o di trattare. Ma per fortuna, grazie alla lungimiranza dell’attuale Governo, sensibile alle necessità primarie dei cittadini, ha autorizzato il proprio esattore: Equitalia, a concedere ai soggetti-contribuenti, la facoltà di pagare le tasse, i debiti della P.A., i servizi e quanto altro, mediante la rateizzazione del proprio dovuto, in 120 rate (10 anni); proprio come una volta, quando si accendevano i mutui per comprarsi casa o si firmavano le cambiali per comprarsi il frigo, la tv, la lavatrice, l’utilitaria. etc.
Che importa poi, se cresce il numero dei fallimenti delle imprese che per generazioni hanno assicurato lavoro, dignità, benessere e prestigio al Paese; o se le aziende italiane per sopravvivere, si delocalizzano in altri Paesi o se i pubblici esercizi chiudono l’attività per lo spropositato carico fiscale, o se la disoccupazione ha il più alto indice della zona UE, o se la precarietà ha raggiunto il 50% delle famiglie, o se la povertà riguarda 1/3 della popolazione, o se i giovani non hanno prospettive di lavoro ed i pensionati rischiano di non avere più la pensione accumulata in decenni di versamenti.
Ciò che conta, è assecondare i dettami di una Europa a cui non ci crede ormai più nessuno, così com’è. Poco importa allo Stato, se le persone oneste, assalite dalla disperazione, dalla vergogna e dalla perdita della propria auto-stima, per salvare la propria dignità, si suicidano. E quando un’angoscia profonda si abbatte di colpo su una famiglia, ci rendiamo conto della cecità ed inutilità delle nostre istituzioni, della loro arroganza, della stupidità ed incapacità nel garantire al cittadino, un’esistenza dignitosa, il diritto alla salute, al lavoro, o a possedere una casa frutto di anni di rinunce e di sacrifici.
Se poi, un imprenditore decide di farla finita e s’impicca, a rigor di logica non dovrebbe essere solo un suo problema personale e della sua famiglia, ma dell’intera società; o più precisamente, di chi nel nome dello Stato più che per dovere di servizio, lascia morire i più deboli, per non rinunciare ai propri privilegi derivanti anche dal carico fiscale di cui è gravato ogni cittadino.
A fronte di cotanta disponibilità e sensibilità verso il cittadino nell’obbligarlo alla contribuzione, allo Stato pare sfugga il numero dei numerosissimi suicidi che quotidianamente si verificano e che evidenziano una notevole impennata a causa di nuovi fenomeni estranei alla sfera emotiva o all’ambiente familiare di ricorrere per disperazione all’insano gesto; motivo per cui, nello ultimo biennio, sono state depositate circa 150.000 querele presso i Tribunali, per il reato di “Istigazione al suicidio” (C.P.art.580) nei confronti dello Stato italiano, reo di non avere scongiurato il succedersi di questi funesti eventi e, in alcuni casi, addirittura di averli provocati o coperti.
Una accusa infamante meritevole di essere portata a conoscenza della pubblica opinione o immediatamente smentita seccamente, con la stessa enfasi, visibilità e rapidità adottate in passato nei confronti di altri casi e personaggi. Invece, tutti i media italiani, stranamente continuano a tacere, eppure l’istigazione al suicidio non è un peccatuccio veniale di cui non valga la pena indagarne le cause ed i mandanti, considerato l’alto numero di querele avanzate, ben 150.000 come verificato e divulgato da una libera emittente della Puglia!
Ancora una volta, mentre la Nazione continua ad avvelenarsi sempre più con le innumerevoli sofferenze sociali, tutto va a vantaggio di pochi furbi e a scapito di tanti fessi che non hanno la forza o il carattere per combattere un migliaio di ipocriti ed inetti ciarlatani, che decidono per la vita di un popolo, senza neppure essere stati legittimati dal voto stesso del popolo sovrano.
Ma tutto questo non conta per coloro i quali dalle stanze dei bottoni, hanno perso il contatto con la realtà del Paese; per loro, la gente vive felice ed incosciente, si suicida allegramente, paga le tasse con soddisfazione, viaggia su mezzi pubblici tipo carro bestiame, rinuncia alla propria sovranità nazionale nel nome dell’ Europa. E allora, se non è questa una istigazione al suicidio? Potrebbe forse trattarsi di omicidio di Stato, o di delinquenziale incoscienza?