Bundesverdienstkreuz (croce al merito) al procuratore Marco De Paolis
Il passato “che non passa”, ovvero il nazismo e in particolare le stragi di civili compiute dalle truppe tedesche (SS e Wehrmacht) durante l’occupazione militare del 1944-1945, continuano a gravare sui rapporti tra Italia e Germania. Nonostante le tante promesse, i solenni perdoni invocati, gli impegni assunti per fare luce su tutto, molti criminali di guerra nazisti hanno potuto vivere indisturbati nei loro paesi in Germania, evitando processi e sanzioni. Eppure, anche in questo delicato ambito, qualcosa si muove, qualche passo in avanti si compie. L’ultimo gesto, dal forte significato simbolico, è il premio conferito lo scorso 25 maggio al procuratore italiano De Paolis, conosciuto per il suo indefesso lavoro di «Nazi-Jäger», «cacciatore di nazisti». L’ambasciatore tedesco a Roma, Viktor Elbling, lo ha insignito della Bundesverdienstkreuz, la «croce al merito», una delle massime onorificenze contemplate dall’ordinamento della Repubblica federale tedesca. Si tratta di un gesto importante da parte dello stato tedesco, in passato più volte sospettato e accusato di proteggere gli ex criminali nazisti, o quanto meno di avere un atteggiamento pilatesco in tutte le numerose contese giudiziarie di quel genere. Con tale gesto la democrazia tedesca si impegna implicitamente a garantire verità e giustizia ai figli e ai nipoti delle vittime.
Ma chi è il procuratore Marco De Paolis e in cosa è consistito e consiste il suo lavoro? De Paolis, 62 anni, attualmente Procuratore Generale Militare presso la Corte Militare d’Appello di Roma, ha dedicato oltre due decenni della sua vita a seguire inchieste relative alle stragi naziste compiute in territorio italiano. Ha visitato oltre 50 città tedesche, svolgendo decine di rogatorie, facendo condannare all’ergastolo 57 gerarchi nazisti per le peggiori stragi compiute nei confronti di militari e civili italiani, da Marzabotto a Cefalonia. Peccato che nessuna delle sentenze di condanna sia stata effettivamente eseguita, nel senso che gli ex militari tedeschi condannati in Italia per orrendi crimini di guerra non hanno scontato la pena in Germania, né sono stati estradati in Italia.
I casi di cui si è occupato De Paolis ammontano a oltre 450 e 18 sono stati i processi celebrati per i più gravi crimini di guerra tedeschi compiuti in Italia con centinaia di vittime. I nomi di questa terribile geografia del terrore sono quelli noti, ma vale la pena ripeterli: Sant’Anna di Stazzema, San Terenzo e Vinca, Fivizzano, Civitella in Valdichiana, Vallucciole, Stia, Monchio, Padule di Fucecchio, senza dimenticare il massacro di centinaia di ufficiali italiani in Grecia (Cefalonia).
Quello compiuto dal procuratore De Paolis è stato un lavoro gigantesco dettato da un desiderio di giustizia, ma anche dal dovere di recuperare onore alla magistratura militare italiana. «Sono felice e onorato di ricevere questa onorificenza, soprattutto come cittadino italiano e come magistrato militare», ha dichiaro De Paolis dopo la premiazione, per poi aggiungere: «Ho dedicato venti anni a queste inchieste e più volte mi sono chiesto con che faccia rappresentavo un’istituzione che per 50 anni non aveva svolto la sua funzione». Il riferimento riguarda l’insabbiamento dei fascicoli sulle stragi tedesche (il famigerato “Armadio della vergogna”), attuato nel dopoguerra e fino agli anni Novanta del secolo scorso per ragioni politico-diplomatiche, ovvero per non turbare i rapporti con il governo tedesco. «La magistratura militare ha la necessità di recuperare un onore perduto e spero che questo sia un momento di svolta per la nostra istituzione», ha concluso De Paolis.