Anche nella politica tedesca, non è tutto oro quel che luccica
Un signore vissuto circa cinquecento anni fa dalle parti di Firenze, di nome Machiavelli Nicolò, cercò di convincere gli uomini della sua epoca che non è possibile fare politica con i principi della morale e che non si può restare eticamente integri con gli strumenti della politica.
Dobbiamo costatare che questo pensiero ha avuto un certo successo in Italia, dove siamo abbastanza abituati (anche se sfiduciati) a sentire ogni tanto che l’uno o l’altro politico svolge il suo mandato (e i suoi affari), lasciando da parte l’una o l’altra regola dell’etica e della morale.
Il rapporto degli italiani con la gestione politica delle questioni pubbliche è, pertanto, abbastanza realista e distanziato. Nessuno sviene dalla sorpresa nell’apprendere, per esempio, che sono salvaguardati gli assegni vitalizi a politici condannati per corruzione, nell’apprendere che qualche ex Presidente del Consiglio si è dovuto presentare in Tribunale per favoreggiamento della prostituzione, o addirittura per collegamenti con la criminalità organizzata o nel vedere i Giudici convocare un ex Ministro dell’Interno per chiarire se ipoteticamente ha commesso il reato di sequestro di persona.
Gli italiani sono sopravvissuti a molti terremoti. Sanno di vivere su una terra che trema. Terremoti come quello in Irpinia, come quello a L’Aquila e… come quello a Milano di “Mani Pulite”. Ci si rialza ogni volta ma si sa che può riaccadere ogni momento.
In Germania non è cosi, in Germania i terremoti sono rari. Quelli geologici e quelli politici
In Germania non ha vissuto gente come Machiavelli Nicolò e regna la sincera e ingenua convinzione che un mandato politico sia allo stesso tempo un mandato con vincoli stringenti di correttezza morale.
Quando venne a galla che il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania Helmut Kohl era l’organizzatore di finanziamenti occulti al proprio partito CDU, ne rimasero addolorati e avviliti non solo i suoi simpatizzanti ma anche i partiti all’opposizione, addirittura i suoi diretti avversari politici, insieme con i cittadini comuni anche meno impegnati e informati di politica quotidiana.
Ai loro occhi tedeschi, il Cancelliere non è un essere umano normale, bensì un pezzo di Stato fattosi carne e ossa. E lo Stato per i tedeschi ha qualcosa di sacro. Basti il sospetto della benché minima scorrettezza per lasciarci la pelle “politica”. Capitò al Presidente della Repubblica tedesca Christian Wulff, giudicato troppo vicino a un soggetto che gli concesse un credito a condizioni ritenute troppo agevolate.
Non parliamo poi del “Doktorarbeit”, la tesi di laurea tedesca. In Germania il titolo di Doktor è una vera fissazione e non esprime solo un grado accademico. È una sorta di titolo nobiliare, diventa, infatti, parte integrante del proprio nome e cognome e attesta l’appartenenza all’aristocrazia della scienza.
Dopo le dimissioni del 2011 del ministro della difesa democristiano Karl-Theodor zu Guttenberg, e quelle del ministro della pubblica istruzione CDU, Annette Schawan, nel 2013, per aver scopiazzato qualche pagina della loro tesi di laurea, si legge in questi giorni che anche la signora Franziska Giffey, della SPD, ministro della famiglia, ha gettato la spugna. La sua tesi è, infatti, all’esame dei professori poiché sospettata di essere stata qui e là copiata.
Nella storia dell’era repubblicana italiana non si è mai letto di dimissioni politiche per simili motivi. Due sono le cose: o i nostri politici non copiano le proprie tesi di laurea oppure dalle parti nostre, moralmente parlando, la scopiazzatura della tesi non scuote il senso dell’etica di nessuno.
Il disonesto, lo scorretto e l’intrallazzatore sembrano non avere posto nei banchi della politica tedesca. Ma è proprio così? L’intero partito politico AFD (sospettato di essere pronto ad alzare il braccio destro per il nostalgico saluto nel nome di “ordine e legalità”), è stato messo ufficialmente sotto osservazione dai Servizi Segreti poiché indiziato di perseguire fini che minacciano l’ordine costituzionale. Non parliamo poi dei travagli di questa compagine politica nell’elaborazione di sovvenzionamenti ricevuti e non dichiarati, o perlomeno dichiarati con ritardo, attingendo così illecitamente ai finanziamenti pubblici.
E veniamo agli introiti della Signora Baerbock
La Signora Annalena Baerbock vuole diventare il primo Cancelliere della Repubblica Federale di Germania colorato di verde, verde come il suo partito. Se osserviamo bene i messaggi politici in Germania, i Verdi sono l’unico partito che si propone agli elettori con l’offerta di una nuova visione politica, che vuole essere filosofia di vita (forse solo i Liberali della FDP fanno altrettanto con la filosofia del “meno Stato e più libertà al privato ovunque è possibile” e quelli dei Linke con l’opposto contrario “Stato ovunque è possibile contro lo sfruttamento privato”).
Il vecchio Cancelliere SPD Helmut Schmidt diceva che chi ha delle visioni, anche politiche, dovrebbe consultare un medico.
I Verdi comunque ci provano, proponendo la visione di un nuovo tipo di società che mette la protezione dell’ambiente anche davanti al profitto economico e al benessere materiale. Da anni vanno a sbattere contro la volontà dei tedeschi di Germania, quando propongono il limite di velocità in autostrada e quando, come ultimamente, ipotizzano l’abolizione dei voli aerei per i tragitti brevi. Insomma, una posizione abbastanza moralista che, ovviamente, non permette errori. Guai a beccare il ministro verde che va in giro con una Mercedes poco ecologia o che si sposta in aereo se non è proprio necessario. La stessa cosa vale per gli introiti. E la signora dei Verdi Baerbock ha semplicemente “dimenticato” di dichiarare i propri introiti dal 2018 al 2020 di oltre 25.000 Euro. I deputati tedeschi hanno l’obbligo di dichiarare al Parlamento le proprie entrate. Strano che la memoria torni in piena campagna elettorale e da parte del Segretario generale della CSU non è mancata l’accusa verso la Baerbock di “Ipocrisia e doppia morale”.
Lo vedete che la morale è tirata in ballo facilmente dalla politica tedesca?
Ovviamente vale sempre la massima del Vangelo “Chi non ha peccato, scagli la prima pietra”. Porta, infatti, il marchio CDU/CSU lo scandalo attorno alle provvigioni incassate sulla fornitura di mascherine anticovid. Sono accusati ben tre politici della CDU/CSU di aver intascato ingenti provvigioni per l’agevolazione di forniture delle mascherine. Anche il figlio del candidato alla Cancelleria CDU Armin Laschet è entrato nel mirino dei giornalisti per aver mediato una fornitura di oltre 1,2 milioni di Euro. Il deputato, vice capogruppo parlamentare dei Linke al Parlamento tedesco che con maggiore veemenza si è lanciato contro questo tipo di comportamento in odore di scorrettezza, è il nostro connazionale Fabio Valeriano Lanfranco De Masi. Vogliamo parlare delle accuse elevate contro Gregor Gysi dei Linke di essere stato un collaboratore della Stasi, del dibattito degli anni 80 sorto tra i Verdi su una visione, diciamo così più “morbida”, della pedofilia o di una parte della pensione che Oskar Lafontaine, monolite della sinistra tedesca, dovette restituire per “conti fatti male”? E lo scandalo Wirecard? L’intero vertice del Governo federale, tra cui il candidato SPD Olaf Scholz, attuale Ministro delle Finanze, deve rispondere davanti alla commissione parlamentare alla domanda se il governo dormiva mentre sotto il suo naso qualcuno portava a segno una truffa miliardaria. No. La chiudiamo qui invece e, giacché i negozi sono ancora chiusi, andiamo a rileggere Machiavelli per vedere se aveva o no veramente ragione.