È una sentenza storica, quella del Bundesverfassungsgericht sulla Notbremse, la legge federale che regola le misure anti-Covid19 a livello nazionale. Una sentenza, quella del 5 maggio scorso, che spiazza tutti, almeno quelli che guardavano le misure varate dal governo di Angela Merkel con scetticismo. I giudici di Karlsruhe, sede della Corte Costituzionale tedesca, hanno infatti ritenuto la Notbremse proporzionata alle esigenze di salute pubblica perché in Germania il divieto di uscita notturno è limitato ai territori con più di 100 contagi ogni 100 mila abitanti.
Eppure proprio il metro di giudizio basato solo ed esclusivamente sul numero dei contagiati era stato oggetto di aspre critiche, anche da parte di molti giuristi: del resto nessuno può controllare come vengono effettuati i tamponi e soprattutto quanti, specie se si considerano le ultime inchieste di alcune procure che hanno riscontrato notevoli irregolarità nella gestione dei tamponi. Ma la pronuncia della Corte costituzionale è – almeno per ora – netta: “la legge non dev’essere validata dagli studi scientifici del momento” – sentenziano i giudici, spiazzando i liberali della Fdp che avevano presentato il ricorso proprio ritenendo che l’attuale governo non aveva tenuto conto di alcune ricerche sull’efficacia del coprifuoco. Vale a dire: può anche darsi che fra qualche mese il governo deve tenere conto di nuove ricerche scientifiche basate su nuovi dati, ma al momento, visto la situazione pandemica a causa della terza ondata, non è il caso di confutare le misure anti-Covid-19.
Ma chi aveva presentato il ricorso a Karlsruhe?
Per lo più si trattava di gente comune, lavoratori che staccano alle 21 e, a causa del coprifuoco, non hanno più tempo per una vita sociale, un avvocato che esce dallo studio alle 22 e soffre il peso della perdita delle proprie relazioni, tassisti che non possono più vedere i genitori per colpa degli orari dei propri turni lavorativi – e, infine, alcuni partiti di opposizione.
I ricorrenti avevano chiesto la sospensione della Notbremse in via cautelare, ma il Bundesverfassungsgericht ha detto “Nein”. Il ragionamento giuridico dei giudici è razionale: hanno preso in considerazione gli svantaggi che deriverebbero dal sospendere il coprifuoco, hanno valutato se i danni che subiscono i cittadini dal protrarsi del divieto di uscita notturna siano irreversibili e soprattutto hanno ponderato la proporzionalità del sacrificio richiesto. E, infine, hanno considerato che la legge è valida fino al 31 di giugno e non oltre.
Ma perché prevedere un divieto proprio nell’orario notturno? Secondo il governo tedesco la limitazione della permanenza nello spazio pubblico è un mezzo per evitare che nelle ore serali s’incentivino i ritrovi in spazi privati. Insomma, evitare di trovarsi in piazza per poi entrare insieme ad altri al pub, in un locale chiuso o in una casa privata.
La Corte costituzionale, tuttavia, ricorda che i beni in gioco non sono solo quelli economici degli esercenti bar e ristoranti, e neppure solo la libertà di movimento nello spazio pubblico. Il problema più grande è che il coprifuoco produce cambiamenti significativi nella vita quotidiana, limita i contatti sociali e comprime il diritto di ritrovarsi con i propri familiari. Ciononostante il coprifuoco resta una misura efficace e proporzionale al rischio di contagio.
Ma attenzione: la sentenza del 5 maggio è solo sommaria e provvisoria. La sentenza definitiva arriverà fra qualche mese, quando i giudici avranno modo di valutare ogni singolo caso. Resta vedere se i ricorrenti riusciranno a convincere i giudici oppure se l’attuale recessione del fenomeno pandemico contribuirà ad abbassare i toni.