La tragedia che, ancora una volta, dal 1948 affligge la Terra Santa ci sconvolge. Ma varie sono le voci che si levano a favore dell’uno o dell’altra fazione, dell’una o dell’altra nazione. C’è chi da ragione al popolo palestinese che viene vessato da Israele, chi invece dà ragione ad Israele che viene attaccato da terroristi. Ci sta anche chi dice che non troveranno mai pace in quei luoghi perché hanno messo Cristo in croce e dovranno pagare come Giuda: “Certo, il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito! Meglio sarebbe per quell’uomo se non fosse mai nato”.
Chi è pro-Israele dice che non c’era nessuna ragione seria (risibile quella dello sfratto di alcuni inquilini arabi, peraltro sospeso dalla Corte di giustizia israeliana) per far ricominciare gli scontri a Gerusalemme, mentre non è casuale che contemporaneamente siano stati lanciati da Gaza centinaia di missili su Israele, quasi a volere provocare la scontata rappresaglia. Certamente si dovrebbe lavorare tutti per portare avanti il concetto del “due popoli, due stati”, ma è altrettanto certo che con i razzi, volutamente, si distrugge ogni possibile intesa. Ecco allora lo slogan: “Io sto quindi con Israele, senza se e senza ma, e mi spiace che l’Italia e l’Europa non abbiano il coraggio di prendere una posizione chiara e non pilatesca”.
Salgono però immediate le critiche per le sanguinose rappresaglie israeliane, senza considerare che Israele è sotto attacco ed è l’unica democrazia del Medio Oriente: forse l’Occidente dovrebbe ogni tanto ricordarselo meglio. Motivi veri della nuova crisi? Per esempio, che serviva una scusa ad Abu Mazen per rinviare ancora una volta le elezioni, con Hamas che vuole invece confermare la sua potenza militare rispetto alla direzione politica palestinese mentre l’Iran punta a vanificare i nuovi rapporti pacifici costruiti da Trump nell’area mediorientale.
Intanto – piaccia o meno ai democratici nostrani ed esteri – Joe Biden, per ora, si dimostra molto debole, insicuro ed incerto.
Chi invece e pro-Palestina dice che è soprattutto doloroso notare come l’Europa, gli Stati Uniti assistono alla Shoah del popolo palestinese cui non viene riconosciuto il diritto ad avere un Proprio Stato ed un proprio territorio come più volte dichiarato dall’ONU. L’unico passo fatto è stato ammettere il Governo palestinese come uditore alle assemblee dell’ONU. Le Dichiarazioni dell’ONU sono state sempre disattese dal governo israeliano con il tacito e complice silenzio del mondo occidentale. Dal 1948 il governo israeliano porta avanti una politica di progressiva occupazione della Palestina sia con azioni di guerra, sia con costruzione di villaggi che di città in territorio palestinese per sostenere che non vi può essere uno Stato palestinese perché non c’è continuità di territorio. Il popolo palestinese è stato sempre più spinto nella striscia di Gaza o in enclave controllate da ogni pare dagli israeliani. Il tentativo di espellere famiglie palestinesi da Gerusalemme Est rientra in questa politica: fare di Gerusalemme, patria delle tre religioni che si rifanno ad Abramo – Ebraismo, Cristianesimo e Islam – la capitale del solo Israele. Da questo “tentativo terroristico” nasce la reazione palestinese che difende il suo diritto ad esistere e che Israele definisce ipocritamente “terrorismo”. Non si vuole assistere impotenti a questo annullamento dell’identità di un popolo che discende da Cam, figlio di Noè e che abita la Palestina prima degli ebrei discendenti di Abramo (discendente di Sem figlio di Noè) proveniente dalla Mesopotamia, e si chiede al governo italiano ed all’Europa di intervenire con forza e decisione in questa vicenda riconoscendo, finalmente, lo Stato palestinese con i territori già ben definiti da una risoluzione dell’ONU e finora sempre disattesi. Ne va di mezzo la credibilità delle democrazie occidentali.
La tensione di questo conflitto riguarda tutto il Medio Oriente ma anche tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ed ecco perché noi italiani ci sentiamo particolarmente coinvolti in questa vicenda e dobbiamo fare sentire la nostra voce per un progetto autentico di pace.
Alla fine, però, non ci resta che pregare per tutte le vittime israeliane e palestinesi di questo conflitto e pregare perché sia fatta finalmente giustizia per una pacifica convivenza tra i due popoli e in tutta le zone del mediterraneo.