Benvenuto a don Marco D’Orio , arrivato da pochi mesi rispettivamente nelle comunità di Arnsberg-Neheim
Nato e cresciuto a Ischia, don Marco prima di diventare sacerdote, ha fatto il cuoco e ha vissuto alcuni anni in Germania. È sacerdote dal 2014.
La Germania è stata importante per la sua vocazione. Perché?
Sono stato in passato quattro o cinque anni in Germania, prima a Königstein nel Taunus, vicino a Francoforte e poi sono sceso a Rosenheim in Baviera e là ho fatto un po’ di tutto. La mia vocazione è nata in una chiesa tedesca. Ero ateo e facevo una vita un po’ sbalestrata, poi negli ultimi tempi in Germania mi sono sentito di andare in una chiesa tedesca. Non capivo nulla e mi chiedevo: “Ma come? Sono da tanto tempo in Germania e non capisco una parola?”. Poi piano piano ho cominciato a capire. Tornato in Italia ho frequentato un gruppo di preghiera e sono entrato in seminario.
Una volta diventato sacerdote desiderava tornare in Germania?
Avevo voglia di tornare in Germania. Da seminarista ero stato inviato per un paio di mesi a Rosenheim nella missione di padre Giacinto. In seguito dopo un periodo di discernimento con il mio vescovo abbiamo deciso per la Germania, un po’ perché conoscevo la lingua ma soprattutto per ricambiare questa mia vocazione, stare qui per gli italiani, aiutarli a inserirsi, perché molte volte gli italiani arrivano in Germania e non sanno nulla.
Don Marco, Lei è arrivato il 29 gennaio di quest’anno in una missione, quella di Arnsberg-Neheim, che praticamente non esisteva più e che Lei piano piano sta ricostituendo dal nulla. Che cosa ha trovato?
Quasi niente. Mi è stato vicino è il decano, Hubertus Böttcher Propst che mi ha trovato la casa, parla un po’ italiano e mi ha suggerito di prendere contatto con la ex segretaria, in pensione. Poi mi sono di aiuto don Marcin di Paderborn e don Angelo di Wuppertal, mio compagno di seminario. Sto cercando di mettere delle basi per la missione ad Arnsberg. Proprio nei giorni scorsi con la diocesi abbiamo visitato una chiesa con locali attigui e stiamo valutando, in accordo con il parroco tedesco, se si possano usare per la missione. Sotto la chiesa inoltre c’è una cripta dove si può dire messa anche per poche persone. La chiesa è usata dai tedeschi, l’idea sarebbe quella di fare delle cose insieme, italiani e tedeschi perché ci sono delle belle sale lì, un salone, una cucina.
Come fa a prendere contatto con gli italiani per ricostruire la comunità?
Non è facile perché non c’è tutto questo passaparola fra gli italiani. Ci sono tanti impedimenti per via della legge sulla privacy. Fortunatamente la ex segretaria della missione mi ha messo in contatto con persone che frequentavano la missione. Le ho chiamate, con loro grande sorpresa. Inoltre prenderò contatto anche con gli altri decani per concordarmi e poter dire le messe nei paesi vicini. È importante che gli italiani sappiamo che nel loro paese, una volta al mese c’è la messa. Andando in giro nei paesini vicini, lascio avvisi per far sapere che c’è un sacerdote italiano. Ad Arnsberg ci sono pochissimi italiani, ce ne sono invece a Neheim e a Amt Hüsten, dove si è sviluppata la zona commerciale e industriale. Sono abituato all’isola, dove per muoverti devi aspettare l’aliscafo, il traghetto, mentre qui è facile spostarsi.
Ripartire da zero e in tempo di pandemia, don Marco sta costruendo con passione e generosità la comunità… e trova il tempo di fare le zeppole per i vicini di casa.
Sono tedeschi e sono molto disponibili. Ho fatto loro una sorpresa portando le zeppole per san Giuseppe. Mi piace avere i contatti con le persone, fare una breve visita a casa, anche se adesso non è possibile per via della pandemia. Con troppo internet e troppi social si perdono i contatti umani.
Qual è la sua idea di comunità italiana?
È bello poter avere la nostra messa in italiano ma viviamo in un contesto, quello tedesco, che bisogna tener presente e fare delle cose insieme. La parrocchia è la fontana del villaggio, diceva papa Giovanni XXIII, dove tutti vengono ad attingere, ho questa idea. Proprio perché siamo cattolici, universali, dobbiamo prendere anche dai tedeschi qualcosa di bello. Ricordo che quando feci l’esperienza a Rosenheim, era la Festa della Madonna Assunta e dei Kräuter, delle erbe. C’erano molte persone che facevano dei mazzetti con i fiori del loro giardino e li portavano in chiesa, profumandola. La tradizione popolare vuole che la Madonna, assunta in cielo, abbia lasciato una scia di profumi di fiori ed erbe. Mi portai questa usanza in Italia: i profumi di Maria.