Non si pagherà più, invece, la tassa annuale sul passaporto (che in realtà quasi nessuno pagava anche perchè contravveniva alle normative comunitarie). Mentre solo per richiedere la cittadinanza (cosa che riguarda ovviamente emigrati discendenti di italiani ed immigrati o coniugi di italiani) serviranno da ora in poi ben 300 Euro (oltre ovviamente al costo della documentazione da presentare che tra l’altro, nei paesi di emigrazione, già costituisce un grosso mercato di approvvigionamento per mediatori di varia natura che ricostruiscono la genealogia dei nuovi aspiranti cittadini).
Per questi ultimi, il costo dell’acquisizione della cittadinanza salirà alle stelle: 416 Euro di tasse pubbliche, più i servizi priovati connessi. Il giochetto secondo Tonini servirebbe a finanziare posti di lavoro nei consolati per processare le centinaia di migliaia di richieste di cittadinanza in giacenza, ma in realtà non vi è alcun rapporto diretto tra tassazione (che arriva al Ministero del Tesoro) e storno di questi soldi al Ministero degli Esteri.
L’emendamento serve invece a sconsigliare l’acquisto di cittadinanza ad emigrati ed immigrati: un costo di questa entità è difficile da sopportare per persone i cui stipendi sono generalmente al di sotto di quelli italiani ed è arduo da sopportare anche per gli italiani (circa 1/3 dello stipendio medio) di un lavoratore dipendente. E‘ una sorta di sbarramento alla cittadinanza: l’Italia non vuole nuovi cittadini! Ed è un esempio di come intenda muoversi da ora in poi il governo Renzi, dopo l’elargizione elettorale degli 80 Euro. Da ricordare, in più, sempre per apprezzare la lungimiranza del senatore che si era già misurato senza troppo successo sulle questioni degli italiani all’estero, che questo settore ha subito i più consistenti tagli lineari in percentuale, rispetto ad ogni altro capitolo di spesa pubblica: oltre il 75% in meno di 5 anni. D’altra parte, gli italiani all’estero sono lontani e gli immigrati (altro settore tartassato) non votano. Cosa faranno ora i parlamentari eletti all’estero ?
Sale la tassa per il rilascio del passaporto
Intanto la tassa per il rilascio del passaporto sale da 40,29 euro a 73,50 euro. Lo prevede un emendamento al decreto Irpef firmato da Giorgio Tonini (Pd) che è stato approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. Contestualmente viene abolita la tassa annuale (che era anch’essa di 40,29 euro e doveva essere pagata per viaggi extra-Ue).
Al contributo per il rilascio del passaporto dovrà aggiungersi il costo del libretto che sarà stabilito ogni due anni dal ministero dell’Economia. Il ministero aggiornerà infine ogni due anni il contributo stesso.
Tonini (Pd): su passaporti non c’è nuovo balzello
Su questo aumento arriva la precisazione di Giorgio Tonini, vicepresidente dei senatori Pd e capogruppo in commissione Esteri a Palazzo Madama. «L’emendamento al dl Irpef, che ho presentato in commissione Bilancio del Senato e che è stato accolto dal governo, non prevede nessun nuovo balzello sul passaporto, come è stato erroneamente scritto da alcuni organi di stampa, ma èuna semplificazione burocratica della tassa in vigore, a vantaggio sia dei cittadini che degli uffici, in particolare dei consolati, nello spirito della migliore spending review».
«Attualmente – spiega – il passaporto è soggetto, al momento dell’emissione, al rimborso del costo del libretto (42,50 euro) e a una tassa (40,29 euro). Per l’uso al di fuori dell’Unione Europea, la tassa di 40,29 euro è dovuta ogni anno. In analogia a quanto fanno i nostri maggiori partner internazionali, ho proposto di riformare il meccanismo di tassazione del passaporto, unificando tutti i tributi attualmente previsti in un’unica tassa pagata al momento dell’emissione (73,50 euro più il costo del libretto, lasciato invariato a 42,50 euro) – aggiunge – rispetto all’attuale costo di emissione, l’importo è aumentato per compensare il minore introito derivante dalle tasse annuali che non saranno più dovute».
Arriva tassa da 300 euro per poter chiedere la cittadinanza italiana
Nel testo dell’emendamento (a firma Tonini) si legge che i «diritti da riscuotere per il trattamento della domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana di persona maggiorenne» viene fissata in «300 euro».
«In America latina, in particolare in Argentina – ha spiegato il senatore – ci sono liste d’attesa molto lunghe di persone che hanno chiesto la cittadinanza poiché discendenti di italiani. Sinora la pratica era gratis e passa a 300 euro. L’intenzione è quella di utilizzare parte delle risorse per aumentare il personale a contratto in loco per smaltire le pratiche arretrate».