Uno dei principali problemi che si vive in Europa è costituito dal fondamentalismo “di ispirazione religiosa” unitamente ad altre forme di fondamentalismo violento quale il separatismo regionale, il nazionalismo, l’estremismo di destra o di sinistra, le rivendicazioni etnico culturali. Le persone isolate sotto il profilo economico, sociale e culturale offrono un più facile bersaglio alle manipolazioni messe in atto da organizzazioni fondamentaliste. È pertanto più che mai necessario formulare chiaramente, nei diversi Stati membri, una politica di integrazione finalizzata al miglioramento della posizione socioeconomica delle minoranze, segnatamente per mezzo di una maggiore partecipazione al mercato del lavoro. Ciò richiederà sforzi sia da parte delle autorità pubbliche e delle parti sociali che da parte degli stranieri e delle loro organizzazioni affinché le forme di fondamentalismo violento vengano meno per la pace dei popoli. Il fondamentalismo non è un concetto univoco. In origine, il termine fondamentalismo indicava un movimento protestante, sviluppatosi all’inizio del secolo negli Stati Uniti. Tale movimento sosteneva un’interpretazione strettamente letterale della Bibbia, slegata dal suo contesto, ed ha portato ad un certo rifiuto del “mondo” e ad una maggiore attenzione alla pietà individuale.
Col passare del tempo il concetto di fondamentalismo ha assunto un significato sempre più ampio. Attualmente, la migliore definizione è forse quella di “polo opposto”, vale a dire tutte le idee e le prassi contrarie ai valori e ai principi fondamentali consacrati nell’ordine sociale occidentale. Le caratteristiche del modello della società occidentale sono il frutto della storia specifica dell’Europa, quali la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti dell’uomo e la separazione tra la Chiesa e lo Stato. È caratterizzato da una grande tolleranza nei confronti di idee, convinzioni e stili di vita diversi. Essenziale, a tal fine, è che continuino ad essere rispettate le regole della democrazia e dello Stato di diritto.
Per questo motivo il fondamentalismo diventa un problema politico quando delle persone o dei gruppi, basandosi su determinate convinzioni, non accettano o non possono accettare le leggi in vigore ed è inaccettabile che certe persone o certi gruppi violino in modo flagrante l’ordinamento giuridico esistente o tentino di manipolarlo con mezzi illeciti. La tutela dei cittadini e della società da simili forme di violenza e di intimidazione è infatti uno dei compiti essenziali delle autorità. Il rispetto della coscienza dei propri cittadini da parte delle autorità caratterizza infatti la tradizione giuridica europea.
Basti citare, a guisa di esempio, il riconoscimento dell’obiezione di coscienza riguardo al servizio militare, ma anche l’adozione di disposizioni a favore di determinati gruppi protestanti che sono contrari alla vaccinazione. Il compito di studiare questo tipo di possibilità sarà sempre più di attualità man mano che la società europea diventerà sempre più pluralistica e multiculturale.
La politica deve prendere sul serio le richieste di rispettare le coscienze e mostrarsi sensibile al riguardo, nella misura del possibile, entro i limiti della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti dell’uomo. In linea di principio, il fondamentalismo impone quindi alla politica europea due compiti correlati, benché distinti tra loro. In primo luogo, l’adozione di disposizioni a favore dei cittadini che, nell’ambito dell’ordinamento giuridico esistente caratterizzato dalla democrazia, dallo Stato di diritto e dai diritti dell’uomo, chiedono un maggiore spazio per l’osservanza dei precetti della loro religione in modo particolare; in secondo luogo, le autorità devono intervenire, ove necessario in modo coattivo, nei confronti dei cittadini e dei gruppi che, basandosi sulle proprie convinzioni religiose, non accettano fondamentalmente l’ordinamento giuridico esistente e lo violano sistematicamente ovvero tentano di imporre un ordinamento giuridico diverso in modo non democratico. A tale proposito l’Unione europea potrebbe condurre una politica paragonabile a quella attuata in materia di lotta contro il razzismo.
La tutela della democrazia e dello Stato di diritto richiede che i cittadini siano formati ai principi della democrazia, nonché alla cultura del paese che hanno eletto a domicilio. Ciò vale ancor più per i nuovi cittadini che provengono da un paese con altri valori ed altri principi, proprio perché forze estremiste e xenofobe ricorrono sempre più spesso alla “alla distorsione dei fatti storici, statistici e scientifici e utilizzano simbologie e retoriche che richiamano aspetti della propaganda totalitaria”, tra cui il razzismo, l’antisemitismo e l’odio nei confronti delle minoranze. Da qui la volontà dell’Europa di porre un freno a quanto di sbagliato ci sta per far sì che i cittadini europei vivano la propria vita al meglio.