Durante la quotidiana azione educativo-didattica, la questione che ha maggiormente stimolato da sempre varie riflessioni è stata quella di predisporre e creare le condizioni per il benessere emotivo e relazionale del ragazzo, il più delle volte conseguenza di un sereno, positivo e costruttivo rapporto con i genitori, condizione indispensabile per un efficace percorso di apprendimento, soprattutto in questo particolare tempo di Pandemia.
Il cammino si è sempre mosso nella direzione di validi spunti di ricerca utili all’arricchimento della professionalità degli insegnanti, proteso all’acquisizione di contributi validi e significativi in vista di una formazione che qualificasse non solo come insegnante competente nelle varie discipline e come “stimolatrice-guida” del processo di apprendimento ma soprattutto come docenti attenti, accoglienti e comprensivi nei riguardi del complesso mondo interiore del ragazzo e in grado di poter offrire efficaci e mirate azioni di aiuto durante il delicato e difficile percorso di crescita multidimensionale dello stesso.
Ecco allora che bisogna prendere consapevolezza del complesso mondo psicologico, analizzare il vissuto emotivo e relazionale e, in seguito, trasferire la formazione ricevuta in ambito professionale. Prendere coscienza che le emozioni e le dinamiche ad esse connesse hanno un ruolo fondamentale nel processo comunicativo e relazionale e che, soprattutto in ambito educativo, sia gli adulti(genitori e docenti), sia bambini e adolescenti, devono acquisire competenze emozionali e sociali per limitare i danni di un malessere emozionale sempre più diffuso nella nostra società (pensiamo all’uso di alcool e droghe, all’aumento di aggressività e crimini che quotidianamente si verificano sotto i nostri occhi e che sono sempre più diffusi tra i giovani e i giovanissimi).
Ci siamo avventurati, così, verso un nuovo modo di vivere la realtà scolastica e di rapportarci al gruppo-classe. Da qui l’invito a vivere un percorso di “alfabetizzazione delle emozioni” per un viaggio interessante e stimolante verso la scoperta del sé e verso il riconoscimento delle proprie e delle altrui emozioni, per far loro acquisire e consolidare fiducia nelle proprie capacità, per sviluppare autostima e per il raggiungimento di una efficace relazionalità con se stessi e con gli altri, e di riflesso per il conseguimento di abilità sociali importanti che si ripercuotono positivamente, oltre che in tutte le sfere di vita personale, anche e soprattutto nell’apprendimento in termini di autonomia di pensiero e di azione.
Certo, la strada da percorrere non è facile; i problemi che si incontrano “in itinere” sono molteplici e complessi, ma la soddisfazione di vedere una classe scolastica trasformata in una “Comunità di ricerca”, che si muove verso l’auto-costruzione della propria personalità è grande e appagante e mette in moto tante energie positive che spronano a perseverare negli impegni assunti e a superare le difficoltà.
Il personale educativo, pertanto, deve tener conto di questa immensa risorsa, coltivarla e attivarla al meglio per potenziare le capacità relazionali del ragazzo con i compagni all’interno del gruppo-classe, con gli insegnanti, con i genitori e con gli adulti in genere nei vari contesti di vita nel quale è inserito. Tale esigenza si fa sempre più pressante nella società odierna orientata, spesso, verso l’individualismo esasperato, verso l’arrivismo e la sopraffazione dell’altro per il raggiungimento dei propri obiettivi personali…verso modelli non costruttivi di relazionalità, per non parlare di forme di aggressività, di delinquenza e di disagio a partire dalla preadolescenza e dall’ adolescenza, che si manifestano in forme sempre più dilaganti e diverse nella nostra complessa, variegata e, per molti aspetti, problematica collettività.